sabato 17 novembre 2012

Generazione 2.0: la ricchezza e le potenzialità del nuovo S.T.I.L.E.2.0


Dopo aver letto un commento noioso sulla bacheca di un conoscente su Facebook, aver dato un'occhiata alle ultime notizie su Twitter, aver ammirato le opere d'arte di un artista cinese su Pinterest o aver cercato il profilo di un giornalista su Linkedin mi capita spesso di ripensare a quando qualche anno fa questi mezzi di comunicazione non solo non influenzavano la mia vita, ma proprio non esistevano. Alle volte mi viene da dire, da buona addicted: "Ma come facevamo prima a ricordarci tutte le date di compleanno o a essere informati su tutte le notizie dell'ultimo minuto?". Altre volte vorrei semplicemente lasciar perdere tutto e allora spengo il computer, il tablet e lo smartphone.

Ma è vero che da quel giorno di ormai quasi 6 anni fa in cui mi hanno detto: "Non sei su faccialibro? Guarda che è la nuova moda, devi iscriverti!", ci sono dentro, ma almeno non sono sola. Quello della social communication è infatti un evento generazionale e per questo motivo è quasi inevitabile che chiunque appartenga alla mia generazione non faccia parte oltre che del mondo fatto di carne e di ossa anche di quello fatto di HTML, on line e off line, tweet, pin, like, hashtag ... chi più chi meno.

Ho parlato di generazione, ma in effetti a quale generazione mi sto riferendo dall'alto dei miei 24 anni? Di certo non è la Generazione X della quale ha scritto Douglas Coupland all'inizio degli anni novanta, ma, secondo Federico Capeci, amministratore delegato di Duepuntozero Research, non è nemmeno la Generazione Y, bensì la Generazione 2.0 della quale parla nel suo nuovo libro Generazione 2.0 Made in Italy.  

In questi giorni ho avuto occasione di intervistare Capeci e lui mi ha chiarito che appartengono a questa cosidetta Generazione 2.0 tutti coloro che: 
sono cresciuti immersi nel web 2.0 e che oggi hanno tra i 18 e i 30 anni: sono molto differenti anche dalla più ampia Net Generation, perché i social network, i blog, i forum, etc. hanno permesso la nascita e l’espressione di alcuni valori di base che ci fanno pensare molto in positivo su questi ragazzi. 
E quindi, a tutti gli effetti, ne faccio parte anche io.

Capeci mi ha poi spiegato che il sistema valoriale proprio di questa - della mia - generazione può essere riassunto nell'acronimo S.T.I.L.E.2.0, che sta per: Socialità, Trasparenza, Immediatezza, Libertà ed Esperienza. 
Le generazioni precedenti pensavano in modo differente, avevano un diverso stile e forse anche per questo spesso non riescono a capirli bene: se non hai lo S.T.I.L.E.2.0 o comunque non riconosci che loro lo hanno, come puoi fare il padre, oggi, il politico, il brand…

In effetti, se ci penso, mi rendo conto che il nostro stile, di noi che facciamo parte della Generazione 2.0, è diverso da quello dei nostri genitori e che rispondiamo agli stimoli che ci vengono dal mondo del web in un altro modo, dettato da una capacità tutta nuova di gestire la complessità e la quantità d'informazioni. Viviamo in una prospettiva fatta di frammentazione delle esperienze e dei modi di relazionarsi alla realtà che ci spinge continuamente a rinnovarci e ricrearci, a cercare nuove vie di essere e di esprimerci. Questo movimento continuo che ci appartiene credo non sia altro che un rispecchiamento del mondo in cui viviamo, ma spesso viene interpretato, da coloro che non ragionano come noi, come sinonimo di incoerenza o di incostanza e di incapacità di trovare un equilibrio o punti fermi.

Ciò non toglie che, mi ha precisato ancora Capeci, il nostro futuro, soprattutto qui in Italia, non dipenda completamente da noi, ma sia ancora in mano alle generazioni più adulte. Esso, infatti: 
dipenderà da chi e quanti sapranno capire lo S.T.I.L.E.2.0 e farlo esprimere in ogni sua potenzialità.
Direttamente da MilanoFree.

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