giovedì 19 luglio 2012

Intervista a generAzione rivista: "Funamboli, sul filo della precarietà"



Chi c'è dietro a generAzione rivista

Iuri Moscardi, 26 anni, della provincia di Brescia ma abito a Milano. Per 3 mesi sarò stagista come correttore di bozze al Corriere della Sera.
Clara Ramazzotti, 24 anni, studentessa di Storia a Milano e ancora incerta su cosa fare davvero.

Abbiamo pensato di intervistarvi perché all’interno del progetto editoriale generAzione rivista avete creato un numero speciale che ha attirato la nostra attenzione. Ma prima di parlare di questo, ci raccontate in breve il vostro magazine?

generAzione rivista è nata a settembre del 2008 dopo il Festivaletteratura di Mantova da un gruppo di ragazzi, tra cui Iuri, uniti dall’aver svolto lo stesso tipo di impegno come volontari durante la settimana del Festival. Questo ha significato vivere insieme e condividere esperienze e anche una certa visione delle cose; dall’entusiasmo di quella settimana è nata la rivista. generAzione è sempre stata online (finora abbiamo stampato solo due numeri) e finora ha prodotto 21 numeri (ognuno basato su un tema scelto insieme da tutti e descritto con racconti, poesie o brevi saggi). Inizialmente eravamo molto ‘impegnati’, scrivevamo sempre con un occhio alla società; crescendo, abbiamo dato spazio anche alla sperimentazione letteraria e a tematiche che sentiamo specifiche del nostro target d’età (20-30 anni), sia come redattori che come lettori. All’inizio facevamo solo la rivista mentre ora abbiamo ampliato la parte online (rubriche e reportage mensili o settimanali), l’uso dei social network, la partecipazione a eventi (l’ultimo il 7 giugno a Milano, al Festival Letteratura Milano) e anche i contatti e le collaborazioni con il mondo editoriale.

Cosa significa per voi generAzione rivista?

È uno spazio per parlare, dire la nostra, ma anche per riflettere e conoscersi, per sviluppare competenze di scrittura e anche per stringere amicizie. Per me e Clara, che la dirigiamo, è anche una sorta di lavoro perché ci occupa parecchie ore della giornata.

L’ultimo numero è stato un numero speciale, che avete chiamato: "Funamboli, sul filo della precarietà". Di che cosa si tratta?

Ognuno dei nostri numeri nasce dalla proposta di un redattore: non ci sono imposizioni gerarchiche.
Forse perché ormai siamo tutti laureati o prossimi alla laurea, in questo caso abbiamo tutti percepito come urgente il tema della precarietà. Da questo è nato il numero. Abbiamo cercato di non limitarci ai luoghi comuni e alle recriminazioni (purtroppo oramai consuete) che spesso si sentono relativamente a questo tema, ma abbiamo cercato – come sempre – di descriverlo a tutto tondo. E infatti il nostro discorso non riguarda solo il lavoro in sé ma proprio una sorta di precaria condizione esistenziale che sembra essere prerogativa della nostra generazione. Ne è nato un numero speciale, dove ci abbiamo tutti messo la faccia descrivendo le nostre particolari situazioni di vita e di lavoro e che tuttavia propone un messaggio se non di speranza almeno di lotta. Il titolo riassume tutto ciò: siamo un po’ come i funamboli, sospesi nel vuoto e privi di certezze.

A partire dal contesto che avete descritto prima, come si inserisce il numero speciale che avete realizzato?

È un numero sicuramente diverso perché non è fatto di racconti o poesie, quindi di “invenzioni”, ma di esperienze vere. Ci sembrava il modo migliore per trattare questo specifico tema. Sono tutti i nostri curriculum vitae in versione allungata, e anche uno sfogo per la frustrazione che, ammettiamo, c’è in questi anni.

Perché avete sentito l’esigenza di trattare proprio di questo tema?

Perché è sicuramente una delle preoccupazioni che ci riguarda più da vicino come persone. È sicuramente l’ostacolo più pesante che ci impedisce di realizzarci e forse è anche la situazione più difficile che, dopo l’Università, ci tocca affrontare. Non è colpa nostra se c’è, ma ci tocca quantomeno farci i conti.

Che aspettative avevate nel realizzare un numero simile?

Volevamo scrivere qualcosa di valido innanzitutto per noi: non tanto confessarci, ma almeno sfogarci o confidare le nostre idee e le nostre aspettative. E poi speriamo di aver scritto qualcosa in cui anche i nostri lettori, soprattutto quelli che vivono la stessa nostra situazione, si ritrovino. Per ogni commento, basta scriverci una mail (generazione@generazionerivista.com) e saremo disponibili al confronto con chiunque. Anche con chi, magari, pensa che esageriamo o che non siamo messi poi così male.

Quali sono i vostri propositi per il futuro? Sia per generAzione rivista, che personalmente (sì, dopo aver letto questo numero ed esserci ritrovati in esso, ebbene, siamo curiosi!).

Per generAzione i propositi sono per natura precari: è un progetto che cresce ma che ci richiede sempre più tempo. Come tanti altri progetti simili, potrebbe chiudere a breve o continuare per decenni, chissà.
Iuri sta cercando una sistemazione lavorativa a Milano: ora ha per tre mesi uno stage, nel frattempo cercherà altro (magari anche un dottorato, chissà). A noi piacerebbe molto lavorare nell’editoria, ecco perché anche generAzione per noi è impegno ed esercizio. Più o meno è come fare uno stage…da 5 anni!




Per entrare in contatto con generAzione rivista:
generazione@generazionerivista.com
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