domenica 6 maggio 2012

L'occupazione in via Galvani: desiderio di cambiamento

 

Ieri mattina è stato occupato un palazzo in via Galvani, la cosiddetta Torre Galfa. Sono andata lì ieri sera con alcuni miei amici e ho fatto qualche scatto.


Non è stato difficile riconoscere il palazzo: il primo piano era illuminato da neon blu e si poteva sentire anche a distanza la musica che usciva dalle casse. All'ingresso il bar, qualche bottiglia di acqua, delle birre che sono finite subito facendo la fortuna della pizzeria egiziana lontana poche centinaia di metri dal grattacielo.


Salendo le scale siamo stati accolti dalle sale rovinose di un palazzo abbandonato da più di dieci anni: cavi sporgenti, pavimenti terrosi, scale pericolanti, serramenti rosi dal tempo, ascensori abbandonati, soffitti con la struttura di base a vista, passaggi resi più sicuri da assi di legno ai lati.


Nello spazio aperto, ovvero quello del primo piano sui trentatrè dell'edificio, ai giovani che sorseggiavano birre e fumavano sono stati offerti un concerto di musica balcanica e in una sala più grande un dj set con palla da discoteca e strobo annesse.


Il luogo prende ora il nome di Macao, "il nuovo centro per le arti di Milano, un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura", come specifica anche il comunicato stampa del MiM, Milano in Movimento.

 

Ieri la prima iniziativa, da oggi iniziano i lavori per renderlo uno spazio di condivisione culturale e artistica in una Milano che per molti evidentemente non rappresenta  che la realizzazione dei sogni di pochi.


Non posso che concludere inserendo un'ultima foto sfuocata: "Un uomo solo può cambiare il mondo" a cui (si intravede solo) è stata fatta l'aggiunta intelligente di un punto di domanda. Mi prendo la responsabilità di riformulare la frase: "Un uomo solo può cambiare il mondo?". La interpreto come una domanda retorica, in quanto posta in un contesto di gruppo e di condivisione, e quindi rispondo: "Un uomo solo no, ma tutti insieme, sì".

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