domenica 4 dicembre 2011

Enzo dal Verme: la fotografia come arte dell'intimità

Ester Lim Lin
© Enzo Dal Verme
Alcuni incontri, alcune parole che vengono pronunciate, non sono previste, eppure possono avere un significato profondo e rinnovante per il proprio modo di vedere le cose, per il proprio pensiero, per la propria esistenza. Così, alle volte, anche quando non si cerca una conferma la si ritrova negli eventi della vita. Molto spesso per vivere questi momenti non c'è bisogno di parlare, ma è sufficiente ascoltare.

Questo è quello che ho vissuto attraverso le parole e le immagini di Enzo Dal Verme, fotografo di professione nei diversi amibiti di moda, reportage, ritratto, che ho avuto la fortuna di udire e vedere alla mostra Fotografica11 organizzata dalla Canon.

Joy Isaac
 © Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme ha una predilezione per i ritratti.
Fotografare un soggetto non significa però cercare di trarne un'espressione desiderata o indicargli quale debba essere il carattere che deve manifestare, ma far risaltare la sua personalità per quella che è, senza essere deviato da pregiudizi, ma guidato dalla curiosità.
Per far emergere la personalità di ognuno è infatti necessario creare un rapporto con l'altro che abbia il carattere dell'intimità, che permetta di aprire uno spazio di condivisione. 
Per realizzare uno spazio simile sono due gli elementi fondamentali che permetteranno poi di fornire la base per lo scatto riuscito: l'empatia del fotografo e la disponibilità del soggetto che deve farsi fotografare. 
In questo modo il fotografo entra nella foto non come colui che definisce le luci, le intensità espressive, il ruolo che deve rappresentare il modello, ma come colui che è in grado di preparare il terreno per la foto, attraverso la ricerca di un gesto, di un'architettura, di un sentimento che diano voce al tratto più profondo dell'io del soggetto fotografato.
Si tratta di seguire il filo di un'intuizione: per far risaltare quello che una persona è effettivamente nel suo intimo è necessario cogliere quale sia il suo nerbo cruciale, la sua radice ultima e ultimativa e lasciare la possibilità che si esprima liberamente.
Il risultato di questa apertura all'altro, dell'accoglienza dell'altro indipendentemente dal modo in cui si struttura la sua vita - perché è proprio questa nella sua profondità che viene fotografata - è uno sguardo sul silenzio intimo che ognuno possiede, quel silenzio ricco di sé che spesso viene celato dietro il ruolo sociale.

Barbara Brown
© Enzo Dal Verme
In queste parole d'artista - un vero artista - si ritrova quel desiderio di non fermarsi alla propria prospettiva personale tipica di quei pensatori postmoderni che si sono posti il problema dell'Alterità, ovvero di come relazionarsi con l'altro uomo senza divorarlo entro il proprio mondo, i propri istinti, il proprio egocentrismo.
Le parole di Enzo Dal Verme sono echi di un'accoglienza primordiale che richiama la natura più profonda dell'uomo, parafrasata già 2300 anni fa da Aristotele nel famoso "Anthropos zoon politicon" (l'uomo è un animale sociale). Un'antica verità che diviene nell'epoca contemporanea il ricordo di un aspetto che l'uomo sembra aver dimenticato soffocato nel suo solipsimo moderno iniziato con il "cogito ergo sum" cartesiano e che oggi, morto con il Dio nietzscheano, ci abbandona in uno stato di spaesamento. Una solitudine esistenziale, come scrive Lévinas, che può essere interrotta solo dall'incontro con l'altro uomo, che con la sua imprevedibilità distrugge i nostri piani e pone di fronte ad un bivio: fare finta di nulla e chiudersi in se stessi e nei propri pregiudizi, oppure accogliere la sua presenza che si trasforma in una parola sempre nuova e quindi decidere di ascoltarlo.
La seconda scelta è quella messa in opera proprio da Enzo Dal Verme che di fronte a chiunque - famoso o non famoso, stronzo o spiritoso - si pone con lo stesso spirito d'interesse, con la stessa apertura accogliente e incuriosita che semplicemente lascia l'Altro esprimersi. Il suo scatto riuscito è la prova di questa apertura, che è così difficile da dire, da pensare, da articolare filosoficamente, tanto quanto è artisticamente evidente. Ma allora per dare all'Altro lo spazio di cui ha bisogno per essere se stesso fino in fondo non c'è bisogno di parlare, ma è sufficiente porsi in ascolto preparando il terreno perché si apra, perché finalmente dia voce alla sua interiorità e, attraverso una sua immagine, si manifesti tramite le parole del suo silenzio interiore.

Interviste a Enzo Dal Verme
In questa intervista di Photographers e in questa su Innernet si può ritrovare il grande spirito del fotografo.

Pagine di bellezza interiore che si manifesta all'esterno, vissuti in scatti che provengono da tutto il mondo, in ognuno un'immagine dell'uomo.

2 commenti:

  1. provolona la untilma foto. Schöne fotos, das erste mag cih besonders. sehr schöne linien

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  2. Ja, ich mag diese Fotos sehr auch. Ich habe einen Vortrag des Fotografs letzte Woche gehoert, und es war super interessant und philosophisch.
    Im dem ersten Bild findet man sich eine Schamane: ich denke daran dass er ihre naturalische Seele voellig dargestellt hat. Was denkst du daran?
    puss!

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