giovedì 26 gennaio 2012

E' tutta una questione di dettagli




D'un tratto una di queste zingare, nel tremolio opalescente della veste, afferra un cocktail a mezz'aria, lo trangugia per farsi coraggio e, muovendo le mani come Frisco, danza da sola sul palco di tela. Un attimo di silenzio: il direttore d'orchestra cambia cortesemente il ritmo per lei, poi esplode di nuovo il cicaleccio mentre la falsa notizia che si tratti della controfigura di Gilda Gray, delle Folies, fa il giro. La festa è cominciata.
Francis Scott Fitzgerald

L'aria è carica e una forza profonda non aspetta nient'altro che il momento per liberarsi, è come acqua che si muove con correnti profonde che possono travolgere con impetuosità ma che non si colgono semplicemente con lo sguardo.
La calma, apparente, prima della tempesta.
Basta un dettaglio, un piccolo cambiamento, una spinta in avanti, un equilibrio e una formalità che si rompe e il movimento dirompe, senza deludere le attese e le aspettative.
Oggi come negli anni '20 sono i dettagli a fare la differenza, i momenti avvolti da un particolare alone di magia e peculiarità, qualcosa che spezzi la continuità ordinata, i ruoli e le necessità: un ballo inaspettato, una musica che cambia il ritmo, un silenzio improvviso e casuale. Da qui scatta l'evento e tutto può avere inizio.

mercoledì 18 gennaio 2012

Le donne che hanno fatto l'Italia


"Le donne che hanno fatto l'Italia" è una mostra dedicata alla figura della donna dal Risorgimento ad oggi che descrive tramite foto, oggetti e video il ruolo fondamentale che la donna ha avuto nella storia dell'Italia unita, che da storia di emancipazione diviene storia di successi ed intelligenze brillanti.

La mostra si suddivide in diverse sezioni: Le Donne del Risorgimento italiano, in cui sono illustrate le figure di alcune delle protagoniste delle vicende risorgimentali e della vita pubblica e sociale dell'Ottocento; Le Protagoniste, che approfondisce il racconto della vita e dell'attività di alcune grandi protagoniste del progresso evolutivo del Paese nei più diversi ambiti; Le Prime racconta delle prime conquiste femminili in diversi settori della cultura, della politica, della società, dello sport, dell'arte; Donne insieme illustra alcuni momenti in cui la figura femminile acquista maggior valore simbolico rivestendo un ruolo collettivo; Donne e arte.
 

Questa mostra è un felice scorcio che mostra che la storia delle donne italiane coincide con la storia dell'Italia stessa, della sua crescita economica, politica e sociale.

Il link riporta al Comunicato stampa relativo alla mostra Le donne che hanno fatto l'Italia realizzata a Roma presso il Complesso del Vittoriano (Salone Centrale, Via San Pietro in Carcere) dal 7 dicembre 2011 al 20 gennaio 2012 (ingresso gratuito).

Reportage fotografico de La Repubblica della mostra.

martedì 10 gennaio 2012

Il pensiero del neolaureato: lo Psicologo Clinico



Simone, 26 anni,  Psicologo Clinico neolaureato e neoabilitato alla professione che si sta inserendo nel mondo del lavoro e parallelamente frequenta una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia

Pensa ogni tanto a cosa vuol dire essere italiano e/o appartenere ad un Paese come
l’Italia?
E' una cosa a cui penso spesso soprattutto in questi ultimi mesi, in cui sto imparando a conoscere DAVVERO come funziona il mio paese, cosa offre ai propri cittadini e che cosa gli chiede in cambio. Voglio dire, non lo capisci fino a quando non inizi a lavorare, a produrre ricchezza attraverso la mano d'opera per creare qualcosa che serve a tutti, oppure finché non inizi ad offrire un servizio specialistico ai tuoi concittadini. Non capisci cosa vuol dire essere cittadino italiano fino a quando non cominci a pagare le imposte allo stato, il quale ti ricompenserà con qualche forma assistenziale o con qualche servizio pubblicamente gestito. Non lo capisci di certo fino a quando non versi i contributi alla Previdenza Sociale per pagare la pensione dei nostri nonni, dei nostri zii e dei nostri genitori, e ti rendi conto di chissà quando ci arriverai tu. Questo si riflette in una maturata esigenza, che sorge a questo punto prepotente e fondamentale, di essere rappresentato da qualcuno in parlamento che faccia l'interesse della gente onesta, che non sia tutto “chiacchiere e distintivo”. Ecco, fino ad allora credo che un individuo, per quanto politicamente e socialmente impegnato, non possa sentirsi DAVVERO italiano. In fin dei conti, diventare parte di qualcosa (qualsiasi cosa) richiede tempo. Ad oggi essere italiano  mi fa tanto venire in mente un vecchio film di Renato Pozzetto, che si chiama “Un povero ricco”. L'Italia è la sesta economia mondiale, ma nonostante questo vive minacciata dal default tecnico; siamo cittadini che, mediamente, conducono una vita confortevole ma allo stesso tempo fanno fatica ad arrivare a fine mese. Non abbiamo i soldi per mettere benzina nella macchina, ma d'estate andiamo in vacanza all'estero. Siamo ricchi ma poveri. Questo sono gli italiani: dei poveri ricchi!

Che cosa ritiene identifichi l’essere italiano, l’appartenere ad un Paese come l’Italia?
Gli italiani hanno un gran potenziale: sono persone capaci, dall'ingegno multiforme, dal gusto sopraffino, dal romanticismo appassionato, dalla cultura profonda, persone di grandi doti sportive, dalla spiritualità devota, ma anche delinquenti ben organizzati. E infatti storicamente hanno eccelso enormemente in ciascuno di questi campi. Gli italiani sono geniali! Credo che tutto questo ci venga riconosciuto dal resto del mondo, nel bene e nel male percepito in maniera sottile ed apprezzato, invidiato e anche comprensibilmente disprezzato. In fin dei conti l'italiano incarna discretamente l'essere-umano-tipo, pregno di tutto il suo valore e di tutta la sua ombra. Essere italiano è Essere Umano.

Ci sono aspetti del nostro Paese che La rendono orgoglioso di appartenervi?
Non sono incline a campanilismi nazional - popolari... Anzi, gli stereotipi (come tutte le etichette che appiccichiamo alla gente per semplificarci la vita) mi danno fastidio. Diciamo che sono orgoglioso di essere italiano nella misura in cui sono orgoglioso di essere europeo, nella misura in cui sono orgoglioso di essere terrestre, nella misura in cui sono orgoglioso di appartenere a questa galassia e, in ultima istanza (forse), nella misura in cui sono orgoglioso di essere una creatura di questo universo. Non mi piace dividere, ma riunire. Sfortunatamente questo è un prodotto del pensiero razionale (con la sua astrazione) che implica la divisione per comprendere il tutto. E' una contraddizione ontologicamente irrisolvibile per noi occidentali, che genera separazione, quindi conflitto. Essere italiano è una necessità (nemmeno così tanto scontata) e non una virtù. Perché dovrebbe esserlo? Perché così ci sia un Altro contro cui misurarsi? No grazie.

Quali aspetti dell’Italia La deludono o La fanno arrabbiare?
Mi fanno arrabbiare due cose: la prima è la classe politica, figlia (di puttana) dei privilegi della casta di cui ultimamente si sente tanto parlare ma che esistono dall'Impero Romano; la seconda sono i cittadini che non reagiscono, che non lottano, che non si ribellano. Proprio come nell'Impero Romano. A me non piace la violenza, ma la vita è lotta (come secondo la concezione Induista e Buddhista – Zen) e noi italiani proprio non sappiamo lottare, non sappiamo “danzare” al ritmo di Shiva. Credo sia per questo che, storicamente, le dittature siano state così popolari entro i nostri confini nazionali. Vorrei vedere la gente reagire, mettere da parte i propri beni materiali faticosamente accumulati nel corso di generazioni e scendere nelle piazze, con grande impeto. Quanto basta. Quanto necessario.

In che modo viene considerata la sua occupazione nel nostro Paese?
In maniera senz'altro ambivalente. Se da parte del settore pubblico infatti vi è uno scarso investimento di risorse che finanzino progetti rivolti alla salute mentale ed al benessere psico – sociale in generale, e si assiste ad una scelta di comodo (votata al risparmio) da parte degli enti sanitari per quanto riguarda l'assunzione di personale qualificato in questo settore, si riscontra invece una domanda crescente da parte dei liberi cittadini che si rivolgono a psicologi e psicoterapeuti in forma privata. Al di là delle considerazioni pratiche su questo fenomeno, in questa sede è più opportuno che faccia una riflessione meno pragmatica: la gente, soprattutto quella che ha un reale bisogno di un aiuto specialistico, mantiene una crescente considerazione di questa professione, poiché considerata “nobile” in termini umani. Credo che questo sia legittimo, perché c'è davvero bisogno, a mio avviso, in una società cinica e utilitarista come è la nostra, di professionisti che si guadagnino da vivere aiutando il prossimo, amando l'essere umano nella sua diversità e che siano in grado di comprenderne le sue debolezze. Noto una grande insofferenza invece, per esempio, nei confronti di economisti e finanzieri (vissuti come sciacalli e speculatori), avvocati e giuristi (visti come parassiti e senza scrupoli), manager (avidi arrivisti pronti a tutto), dipendenti dell'amministrazione pubblica (lazzaroni e incivili), politici (ladri e bugiardi), ecc... Naturalmente questa è solo la percezione che ho di un senso comune strisciante e sulle bocche di tante persone con cui ho occasione di parlare, non necessariamente la mia opinione.

Ha qualche pronostico in mente sul futuro dell’Italia?
1 X 2
    
Ha qualche consiglio da dare al nostro Paese e/o alle persone che lo compongono?
Essere nati in un paese come l'Italia ci permette di avere accesso alla libera informazione e di avere una certa libertà di azione, cose per nulla scontate in altre zone del mondo. Quindi non siate pigri e attivatevi per cambiare le cose che non vi piacciono. Tutti devono raggiungere le risposte in modo libero, però non aspettate di capire il film quando avrete distrutto il cinema.
Direttamente da Thema.

venerdì 6 gennaio 2012

Vivere la traccia come compimento


Una cultura secolarizzata non è una cultura che si è semplicemente lasciata alle spalle i contenuti religiosi della tradizione, ma che continua a viverli come tracce, modelli nascosti e distorti, ma profondamente presenti.

Gianni Vattimo

Non è mai possibile lasciarsi completamente alle spalle un determinato modo di vedere le cose, rimane sempre un residuo del passato, foss'anche come un aspetto esistenziale che si vuole rimuovere. All'uomo non è dato di essere una tabula rasa, perché un pregiudizio o una tradizione - come direbbe Gadamer - sono sempre presenti a fornire una prospettiva di partenza.
Il superamento degli aspetti religiosi è per questo motivo altrettanto complesso quanto quello di quelli preconcetti che caratterizzano ogni uomo. Rimane sempre qualcosa di ciò che è stato, e la secolarizzazione non ha eliminato il senso del sacro che pervade l'uomo in quanto essere vivente capace di trascendendere il reale andando al di là del semplice dato di fatto.
La traccia è il segno permanente di un pregresso indimenticabile, come una cicatrice che non brucia più, ma ineliminabile. La consapevolezza del proprio mondo sta nel cogliere il senso di questi simboli che circondano e caratterizzano ogni esistenza, il cui nesso non sta in nient'altro che nello svelamento di un livello più alto di coscienza personale. 
Ecco che allora è evidente la necessità di aprire gli occhi e assecondare il flusso di vitale degli eventi secondo il senno del senso e del significato legati al proprio modo di interpretare il reale: in questo modo è possibile vivere ogni accadimento come compimento del sé.

giovedì 5 gennaio 2012

Al di là dell'inquietudine, al di là della malattia

Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d'angoscia
che non si dissolve.
Allora mi alzo dal letto
e cerco un riquadro di vento
e trovo uno scacco di sole
entro il quale poggio i piedi nudi.
Di questa grazia segreta
dopo non avrò memoria
perché anche la malattia ha un senso
una dismisura, un passo,
anche la malattia è matrice di vita.
Ecco, sto qui in ginocchio
aspettando che un angelo mi sfiori
leggermente con grazia,
e intanto accarezzo i miei piedi pallidi
con le dita vogliose di amore.

Alda Merini

Nient'altro che il desiderio di vivere, oltre i problemi e i limiti del presente, i macigni pesanti delle difficoltà quotidiane, al di là della malattia.
Ma il peso del mondo tiene a terra, trascina in basso e costringe al ridimensionamento, allora se non si può volare in alto con il proprio corpo è la mente che porta lontano con il pensiero profondo che coglie il senso del proprio spazio vitale: un raggio di sole è capace di ridonare un senso di calore che restituisce un desiderio di attesa e di amore, di attesa d'amore.
Anche nel momento più vuoto, più triste, più difficile, tutto ha un suo motivo e trova un suo posto nella strada della vita e tutto crea esperienza, nient'altro che acquisizione di consapevolezza, la consapevolezza della bellezza del grande mondo che ci circonda, pure nelle sue brutture e nei suoi ostacoli.

mercoledì 4 gennaio 2012

Stereotipi all'italiana

Roma in quano capitale dell'Italia si fa portatrice di tutti i messaggi che rappresentano l'italianità: dai piatti tipici, passando per opere d'arte di valore incommensurabile, fino ai cliché più classici del nostro popolo. Ecco alcuni esempi di questi ultimi in targhe.


"Questa casa (non) è un albergo"

Traduzione in inglese, se non fosse ancora chiaro

Tipico esempio di scarica barile all'italiana

La sincerità italiana