mercoledì 15 febbraio 2012

Brandelli di umanità


 

Citazione da sapere per essere colti: il vaporetto di Marlow prosegue lentamente lungo il fiume verso Kurtz, quando un gruppo di selvaggi improvvisamente inizia ad agitarsi nella giungla: 

gli uomini erano… No, non erano inumani. Ebbene, vi dirò, questo era il peggio; questo sospetto che non fossero inumani. Ti nasceva dentro lentamente. Urlavano e saltavano e volteggiavano, facevano facce orribili, ma a terrorizzarti era il semplice pensiero della loro umanità, tale e quale la vostra, il pensiero della remota parentela con questo tumulto selvaggio e travolgente.
 Joseph Conrad

Un momento estetico è un momento perfetto, completo, avvolgente, esplicativo, ed è tale proprio per la sua irripetibile unicità, per la sua identità che non può essere resa se non in quell’istante perfetto, in quell’incontro non reiterabile. Un’opera d’arte può essere la fonte di questa sensazione di completamento dei sensi e dello spirito, ma anche stralci di vita quotidiana. In un viaggio in metropolitana significa per esempio percepire il contatto con gli altri e avere la consapevolezza che non se ne è lontani, seppure si sia da essi distinti. È come rendersi conto dell’esistenza di un legame profondo, essenziale, inspiegabile ma inevitabile. In un momento simile quello che ognuno legge negli occhi dell’altro è la radice di se stesso, e non contano quindi i vestiti, il colore della pelle, l’orientamento sessuale: c’è solo l’uomo in se stesso, con quello che resta della sua originale umanità. Ma questo tipo di incontro profondo non è sempre fonte di completamento e serenità, come chiarisce lo stesso Conrad, è possibile infatti un fondo di paura nell’avere di fronte qualcosa di differente da sé ma originariamente uguale: il terrore di dover ammettere che qualcuno che non conosciamo, che non ci è riducibile, possa avere qualcosa in comune con noi.
Sono questo timore, questa angoscia che arrivano allora a sostituirsi alla fiducia e non fanno altro che farci barrare in casa, dentro le sicure e definite mura domestiche, che ci fanno chiudere in noi stessi ancora prima di dare una possibilità al diverso da noi, che ci precludono nuove strade che magari vorremmo avere il coraggio di percorrere. Un atto di difesa che cela in realtà un atto di paura. Ma è giustificabile questa paura?
In un mondo idillico e rosa come quello dei sogni o delle favole sicuramente ci si deve fidare più o meno di tutti. Solo che poi, come tutti sanno, se accetti la mela rossa dalla strega cattiva ci resti secco (o quasi). Dunque nel mondo reale le cose stanno un po’ diversamente, anche perché poi nessuna formula magica arriva a risolvere il problema. Forse si dovrebbe avere il coraggio di scavare in se stessi e ritrovare le basi della propria umanità e cercare di scorgerle anche negli altri, per comprendere che se siamo tutti uomini un motivo esiste (nel bene e nel male). L’alternativa radicale potrebbe essere il “The horror! The horror!” con cui la voce profonda di Marlon Brando infiamma in Apocalypse Now il giudizio sulla vita di Kurtz, uomo solo fra gli uomini.

Garage filosofico, direttamente da Luzer!

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