giovedì 27 ottobre 2011

Art on the road - Cap. X

Stuttgard, Deutschland
L'arte non è qualcosa che si può trovare solo nei musei. Molte volte è nelle strade delle città che l'arte si esprime, che i suoi abitanti mostrano il loro ingegno, la loro sagacia, un'intuizione geniale.

Soli che ci regala la terra di un Paese freddo come il ghiaccio.

lunedì 24 ottobre 2011

Il paradigma della lentezza


Adoro scendere alla stazione Centrale a Milano: cartelloni pubblicitari giganti, gente di fretta, treni che partono e arrivano, caffè e panini preparati alla velocità della luce nei bar. Movimento, frenesia, agitazione. Un insieme di cose che rispecchiano il mio stato d’animo, i miei sentimenti di istantaneità e desideri di realizzabilità. Eppure alla fine non riesco mai a fare tutto, anche se continuo a correre in una lotta senza fine contro il tempo – al punto da sentirmi un po’ come la protagonista di Lola corre
Il mondo intorno si muove con criteri temporali che alle volte sembrano scorrere troppo veloci: bisogna essere istantaneamente informati, perché l’informazione giunge velocissima; bisogna fare mille cose contemporaneamente perché altrimenti non si è abbastanza veloci; bisogna incastrare gli impegni al secondo perché ci si può muovere velocemente da un luogo ad un altro. Ogni cosa è pensata e vissuta in funzione della velocità, di “uno-spazio-fratto-un-tempo”, al punto che essa sembra essere l’unica discriminante temporale conosciuta. Ma la velocità non è sola e come ogni concetto possiede un alter ego, ovvero la lentezza. 
E se fosse la lentezza a diventare il punto di riferimento del modo di vivere occidentale? La legge fisica non cambierebbe, ma il nostro modo di pensare e di vivere forse sì. Già basta paragonare alcune espressioni: definire qualcuno più o meno lento suona diverso dal definirlo più o meno veloce. Il riferimento alla lentezza appare meno offensivo, più pacato e tollerante. Forse anche perché la lentezza può essere connessa a stili di vita completamente diversi dai nostri, come per esempio quello della cultura indiana, caratterizzato da una generale tranquillità e rilassatezza esistenziale. Anche in India alle elementari leggono la favola della lepre e della tartaruga di Esopo e traducono la classica morale “chi va piano va sano e va lontano” in un’esaltazione della lentezza come unico vero principio per vivere una vita felice e serena. La velocità corrompe, innervosisce, meglio fare con calma, si compiono anche meno errori. Imparare la lentezza non è però così scontato: si tratta di prendersi il giusto tempo per stare con se stessi e con gli altri, dedicarsi magari meno al lavoro e al successo in favore degli affetti. Qualcosa che in realtà non è poi così incomprensibile anche per noi occidentali. Infatti i saggi dell’antica Grecia, la culla della nostra civiltà, proclamavano che l’uomo virtuoso è colui che è in grado di cogliere i veri valori, che sono ben diversi dall’onore e le ricchezze, perché questi sacrificano troppo la salute e i rapporti d’amore per essere ottenuti. Infatti, come scrive Aristotele, l’uomo virtuoso è colui che “agisce in favore degli amici e della patria” e non per piacere o guadagno.
Forse allora non è necessario andare fino in India per cercare di comprendere il paradigma della lentezza, ma è sufficiente guardarsi alle spalle, cercare fra le proprie radici. 

Direttamente da Luzer!

giovedì 20 ottobre 2011

LUZER MAG PARTY+ PAINTING by YO KY from Low freq.Club + PAuL BHN dj set

 
SABATO 22 OTTOBRE 2011
IT'S TIME TO PARTY!
PRESENTAZIONE DEL NUOVO NUMERO DEL MAGAZINE LUZER !!( NUOVO FORMATO CON 40 PAGINE)
APERITIVO CON WOTTON & GRAY DJ SET!
LIVE SHOW FRESH PAINT
PAINTING by YO KY from Low frequency Club
show di pittura live
e dj set paul bhn
PRESSO LA
CONCESSIONARIA FIAT LUX VIALE VENEZIA 20 (BS)
dalle 20.00 alle 00.00
ingresso libero

Festeggiamo il nuovo Formato del magazine Luzer!
con
Apertivo con Wotton & Gray
Wotton&Gray dj set: I modernisti esistono, ye-ye music, ti amo aperitivo, 24 hour (disco) party people, isole baleari & arpeggini "vive la france". Ecco, loro sono più o meno quella roba lì... ma elevata a potenza verso le stelline.
Maui - dj as Gray
Rigo from ThoC!and chocolate collective - synth and filters as Wotton
Live SHOW FRESH PAINT
PAINTING by YO KY from Low frequency Club
show di pittura live
IMMAGINATE UNA SITUAZIONE NELLA QUALE LA MUSICA INSEGUE I COLORI, E IL SEGNO ACCOMPAGNA IL SUONO , FRA I MOVIMENTI FLUIDI MA DECISI DEL TRATTO , ED UN SUSSEGUIRSI DI SEGNI SONORI CHE ACCOMPAGNERANNO UNA FRENETICA EVOLUZIONE DI FIGURA .... FRESH PAINT è QUESTO , UN VIAGGIO NELLA SEMIOTICA ... DALL'ARTE ALLA MUSICA.
Accompagnato dal dj set di paul bhn
Fin da bambino, complici i dischi dei Police e di Giorgio Moroder che aveva scoperto in giro per casa, Paul si innamora della musica e dei ritmi, dei suoni e dei rumori. Inizia ad ascoltare di tutto, dal funk dei Parliament all' hardcore dei Bad Brains. Oggi nei suoi set e nelle sue produzioni gli elementi techno e dub si mescolano all'house e al funk d'oltreoceano.

giovedì 13 ottobre 2011

Vivere per la libertà


Se il filosofo è solo filosofo, perso in questa vita senza conoscere la beatitudine della libertà, gli manca qualche cosa di assai importante, egli conquista tutto il mondo, ma perde se stesso; questo non accadrà mai a chi vive per la libertà, per quanto possa perdere molte altre cose.
Søren Kierkegaard

mercoledì 12 ottobre 2011

Meteo mon amour

Collage di Miss Goffetown

Sotto i piedi le foglie secche si schiacciavano scrocchiando come patatine e la mattina cominciava a far freddo sul serio. Nello zaino i libri si ispessivano di sottolineature, scarabocchi, insulti. Lo spirito ingrigiva coerentemente con il cielo buio sempre più presto. Maledetta meteoropatia.
L’assenza o la presenza del sole o della pioggia può arrivare infatti ad influenzare notevolmente lo stile di vita dell’uomo, innanzitutto perché essi possono fornire più o meno pathos ad una situazione vissuta. Basti pensare che nel nostro immaginario un film horror inizia sempre con un cielo buio e piovoso – un effetto che infatti è stato sfruttato anche in Frankenstein Junior di Mel Brooks. Così come nelle storie d’amore nei momenti di rivelazione o ritrovamento si predilige la pioggia battente (presente la scena di Orgoglio e pregiudizio di Joe Wright in cui Elizabeth e Mr. Darcy si urlano addosso?).
Del resto alle volte il tempo può permettere di creare nuovi ed inaspettati legami. D’estate, per esempio, si fa amicizia con tutti i condomini dell’edificio di fronte anche grazie alla convivialità creata dalle loro canottierine e braghette ostentate dalle finestre aperte, mentre d’inverno la massima espressione verso l’esterno dei vicini possono essere i diversi tipi di luci di Natale che si appendono al balcone.
Dunque, se il clima è capace di influenzare i nostri comportamenti quotidiani e le nostre relazioni allora è evidente che esso è in grado di coinvolgere anche il nostro umore e con esso la nostra salute stessa. Non solo perché le giornate di sole possono spesso farci sentire più ricchi di energie pronte per essere spese fuori casa, mentre quelle invernali ci fanno sentire malaticci e infreddoliti. Clarenee A. Mills, professore di medicina sperimentale all’Università di Cincinnati, afferma infatti che il cattivo umore e la discesa del barometro sono strettamente legati, al punto che nei casi in cui la salute è già incrinata il brutto tempo, in quanto fonte di malumore, può anche portare a malattie gravi. Infine, secondo Montesquieu, il clima è anche capace di influenzare il carattere non solo delle persone, bensì di interi popoli, al punto che egli ne Lo spirito delle leggi scrive: “Nei climi nordici troverete popoli che hanno pochi vizi e molte virtù, grande franchezza e sincerità. Avvicinatevi al mezzogiorno, e avrete l’impressione di allontanarvi dalla morale stessa […]. Nei paesi temperati troverete invece popoli incostanti nel loro comportamento, sia nei loro vizi che nelle loro virtù".
Il meteo pertanto può colpire profondamente il modo di vivere di ognuno ma anche di un’intera società. Può contribuire a rendere un momento speciale oppure un disastro modificando radicalmente anche il nostro modo di viverlo. Può fornire una direzione piuttosto che un’altra ad ogni nostra giornata e in modo così forte e concreto tanto che forse la mattina per sapere come andrà la giornata sarebbe meglio leggere le previsioni del tempo piuttosto che l’oroscopo.

Direttamente da CTRL magazine.

Pubblicato anche sul blog In abiti succinti.

martedì 11 ottobre 2011

Žižek per l' "Occupy Wall Street": "Don’t fall in love with yourselves"

Žižek a Wall Street
Trascrizione del discorso del filosofo sloveno Slavoj Žižek tenutosi oggi in adesione alla protesta "Occupy Wall Street".

We are all losers, but the true losers are down there on Wall Street. They were bailed out by billions of our money. We are called socialists, but here there is always socialism for the rich. They say we don’t respect private property, but in the 2008 financial crash-down more hard-earned private property was destroyed than if all of us here were to be destroying it night and day for weeks. They tell you we are dreamers. The true dreamers are those who think things can go on indefinitely the way they are. We are not dreamers. We are the awakening from a dream that is turning into a nightmare.
We are not destroying anything. We are only witnessing how the system is destroying itself. We all know the classic scene from cartoons. The cat reaches a precipice but it goes on walking, ignoring the fact that there is nothing beneath this ground. Only when it looks down and notices it, it falls down. This is what we are doing here. We are telling the guys there on Wall Street, “Hey, look down!”
In mid-April 2011, the Chinese government prohibited on TV, films, and novels all stories that contain alternate reality or time travel. This is a good sign for China. These people still dream about alternatives, so you have to prohibit this dreaming. Here, we don’t need a prohibition because the ruling system has even oppressed our capacity to dream. Look at the movies that we see all the time. It’s easy to imagine the end of the world. An asteroid destroying all life and so on. But you cannot imagine the end of capitalism.
So what are we doing here? Let me tell you a wonderful, old joke from Communist times. A guy was sent from East Germany to work in Siberia. He knew his mail would be read by censors, so he told his friends: “Let’s establish a code. If a letter you get from me is written in blue ink, it is true what I say. If it is written in red ink, it is false.” After a month, his friends get the first letter. Everything is in blue. It says, this letter: “Everything is wonderful here. Stores are full of good food. Movie theatres show good films from the west. Apartments are large and luxurious. The only thing you cannot buy is red ink.” This is how we live. We have all the freedoms we want. But what we are missing is red ink: the language to articulate our non-freedom. The way we are taught to speak about freedom— war on terror and so on—falsifies freedom. And this is what you are doing here. You are giving all of us red ink.
There is a danger. Don’t fall in love with yourselves. We have a nice time here. But remember, carnivals come cheap. What matters is the day after, when we will have to return to normal lives. Will there be any changes then? I don’t want you to remember these days, you know, like “Oh. we were young and it was beautiful.” Remember that our basic message is “We are allowed to think about alternatives.” If the broom [?] is broken, we do not live in the best possible world. But there is a long road ahead. There are truly difficult questions that confront us. We know what we do not want. But what do we want? What social organization can replace capitalism? What type of new leaders do we want?
Remember. The problem is not corruption or greed. The problem is the system. It forces you to be corrupt. Beware not only of the enemies, but also of false friends who are already working to dilute this process. In the same way you get coffee without caffeine, beer without alcohol, ice cream without fat, they will try to make this into a harmless, moral protest. A decaffeinated process. But the reason we are here is that we have had enough of a world where, to recycle Coke cans, to give a couple of dollars for charity, or to buy a Starbucks cappuccino where 1% goes to third world starving children is enough to make us feel good. After outsourcing work and torture, after marriage agencies are now outsourcing our love life, we can see that for a long time, we allow our political engagement also to be outsourced. We want it back.
We are not Communists if Communism means a system which collapsed in 1990. Remember that today those Communists are the most efficient, ruthless Capitalists. In China today, we have Capitalism which is even more dynamic than your American Capitalism, but doesn’t need democracy. Which means when you criticize Capitalism, don’t allow yourself to be blackmailed that you are against democracy. The marriage between democracy and Capitalism is over. The change is possible.
What do we perceive today as possible? Just follow the media. On the one hand, in technology and sexuality, everything seems to be possible. You can travel to the moon, you can become immortal by biogenetics, you can have sex with animals or whatever, but look at the field of society and economy. There, almost everything is considered impossible. You want to raise taxes by little bit for the rich. They tell you it’s impossible. We lose competitivity. You want more money for health care, they tell you, “Impossible, this means totalitarian state.” There’s something wrong in the world, where you are promised to be immortal but cannot spend a little bit more for healthcare. Maybe we need to set our priorities straight here. We don’t want higher standard of living. We want a better standard of living. The only sense in which we are Communists is that we care for the commons. The commons of nature. The commons of privatized by intellectual property. The commons of bio-genetics. For this, and only for this, we should fight.
Communism failed absolutely, but the problems of the commons are here. They are telling you we are not American here. But the conservatives fundamentalists who claim they really are American have to be reminded of something: What is Christianity? It’s the holy spirit. What is the holy spirit? It’s an egalitarian community of believers who are linked by love for each other, and who only have their own freedom and responsibility to do it. In this sense, the holy spirit is here now. And down there on Wall Street, there are pagans who are worshiping blasphemous idols. So all we need is patience. The only thing I’m afraid of is that we will someday just go home and then we will meet once a year, drinking beer, and nostalgically remembering “What a nice time we had here.” Promise yourselves that this will not be the case. We know that people often desire something but do not really want it. Don’t be afraid to really want what you desire. Thank you very much.
Fonte WL central.

lunedì 10 ottobre 2011

Art on the road - Cap. IX

Milano, Italia

L'arte non è qualcosa che si può trovare solo nei musei. Molte volte è nelle strade delle città che l'arte si esprime, che i suoi abitanti mostrano il loro ingegno, la loro sagacia, un'intuizione geniale.

L'espressione di una voce nello smog.

giovedì 6 ottobre 2011

Il futuro del giornalismo. Etica e professione

“La stampa è il cane da guardia della democrazia. Al giornalista si chiedono: competenza, tecnica, cultura ed etica”. Così ha esordito Letizia Gonzales, Presidente OdG della Lombardia, al convegno indetto oggi per riportare i risultati dell’indagine “Etica e professione” affidata a Enrico Finzi, Presidente AstraRicerche, realizzata su questionari compilati sia da giornalisti che da cittadini italiani che vanno dai 15 ai 70 anni. Alla tavola rotonda sul tema hanno poi partecipato Pier Gaetano Marchetti (Presidente Rcs Mediagroup), Roberto Napoletano (Direttore de Il Sole 24 Ore), Marco Tarquinio (Direttore di Avvenire), Luca Telese (giornalista de il Fatto quotidiano), Annamaria Testa (pubblicitaria, docente Università Bocconi di Milano), Massimo Tafi (Presidente Mediatyche agenzia di comunicazione) e Roberto Natale (Presidente Fnsi), moderati da Walter Passerini (vice direttore Master in giornalismo dell'Università statale di Milano).
La ricerca di Finzi si è concentrata sostanzialmente su cinque questioni principali: cosa è etico per un giornalista (uno dei problemi emersi in merito è quello dell’occultamento del servaggio); come diffondere i comportamenti propri del giornalismo etico; il grado di eticità dei diversi mezzi di comunicazione (internet, i quotidiani, la televisione, …); cosa difende l’etica del giornalismo in Italia (il primo posto va proprio all’OdG e il secondo alla coscienza personale); le azioni possibili per accrescere l’etica del giornalismo (la maggior parte dei compilatori ha insistito su il taglio delle sovvenzioni e una formazione migliore).
A partire dagli spunti offerti da questa indagine si sono sviluppati gli interventi dei diversi partecipanti, che non hanno dimenticato di denunciare le carenze e i limiti del giornalismo attuale legati sia alla realtà sociale che al mondo economico-politico. Presenti e forti sono state dunque le critiche anche nei confronti del comma 29 del Ddl intercettazioni, che ha portato lo stesso Finzi al colmo dell’indignazione, al punto che egli ha affermato: “Quello del carcere per i giornalisti è un esempio di pornografia politica”; mentre Telese ha ricordato il comunicato degli ultimi giorni fatto da Wikipedia, che ha permesso di richiamare un’attenzione nazionale e globale sul problema della libera informazione in Italia. Inoltre, secondo Marchetti, le sanzioni non fanno altro che mettere in difficoltà l’editore nei confronti del giornalista, costringendolo a superare le barriere etiche e professionali attraverso la necessità di controlli comportamentali che ledono al rapporto di fiducia tra le due categorie e alla libertà dei singoli giornalisti.
Dalla ricerca di Finzi i giornalisti sono risultati essere molto più critici dei cittadini italiani rispetto ai temi della deontologia e dell’etica professionale ed effettivamente anche nel convegno le voci di (auto)critica non sono mancate. Lo stesso Passerini ha affermato che le questioni etiche del buon giornalista non possono essere ridotte a considerazioni di carattere puramente coscienziale, ma che è importante marcare invece delle linee guida, delle griglie di comportamento. Oltre a questo Passerini ha sottolineato che i giornali non possono fermarsi solamente a quelli che lui ha chiamato i “temi della giornata” o le “vie di fuga”, perché spesso questo atteggiamento finisce per coincidere con la dimenticanza del loro ruolo propositivo, che può essere fondamentale, per esempio, in campo economico.
Proprio a Napoletano è stato quindi posto il problema della trasmissione di tale propositività in un settore specialistico come quello de Il Sole 24 Ore e dell’assunzione di responsabilità nei confronti di tematiche fortemente incisive sul pensiero italiano (es. affermare che “l’Italia va in default” ha evidentemente un certo peso). Il direttore del giornale ha sottolineato quindi tre aspetti fondamentali della sua linea di pensiero e lavoro: anzitutto il valore della sensibilità, come componente capace di dare il giusto peso alle notizie, indipendentemente dalla settorialità della testata; in secondo luogo, lo sforzo di raccontare i fatti in modo che tutti lo possano capire (facendo leva, nel suo caso, sulle “parole chiave”); infine, l’assunzione di responsabilità come presupposto fondamentale di tutto il lavoro, basata su una forte competenza e cultura che permettono di realizzare commenti e valutazioni pensati e affidabili.
Il tema della responsabilità tocca però profondamente anche i due rappresentanti del settore pubblicitario, Anna Maria Testa e Massimo Tafi, che appartengono ad un ambiente che essi stessi riconoscono essere spesso fortemente denigrato e considerato spregevolmente.
Anna Maria Testa ha sottolineato la corruzione del mondo pubblicitario attuale che tende a rappresentare una realtà italiana come se fosse fatta solo di giovani e donne, quando il potere rimane in mano a uomini anziani. Il linguaggio pubblicitario si è quindi come appiattito, banalizzato, è stato svuotato di significato e di senso e questo a causa della sproporzione quantitativa, che incide profondamente sulla qualità del prodotto. Piuttosto, secondo la Testa, servirebbero più humor e ironia come negli altri paesi europei, onde permettere un recupero qualitativo.
Tafi ha messo in luce invece tre questioni fondamentali: in primo luogo, la necessità di separare le carriere di giornalisti e pubblicitari, comunicatori; secondo, il problema della pubblicità spesso utilizzata come minaccia, capace di manipolare, grazie al suo potere economico, le scelte del mezzo mediatico; la riprovazione sociale, per cui giornalisti che si sono rilevati inaffidabili vengono al momento fortemente criticati e denigrati, senza però che le loro notizie, infondate, inventate e false, vengano escluse dal cerchio dell’informazione. Tafi propone un ideale diverso, un ideale per cui il lavoro del comunicatore e dell’ufficio stampa è proprio quello di mettere in comunicazione realtà diverse, di creare relazioni nuove, di rendere trasparenti realtà che altrimenti resterebbero opache.
Ancora in tema di pubblicità Marchetti sottolinea con forza la necessità di non far entrare pubblicità occulta negli articoli, possibilità fortemente allettante soprattutto in un tempo di crisi come il nostro. Infatti “l’ammiccare all’utente pubblicitario non è un punto di forza nemmeno per l’utente pubblicitario, perché la testata non ha forza, non ha più credibilità”. Quello di cui il nostro Paese ha piuttosto bisogno sono coscienza, reazione e coraggio, che permettono di pronunciare parole chiare. Il presidente ha riflettuto poi, su provocazione di Passerini, sulla questione dei giornalisti sottopagati, affermando che sostanzialmente il problema è un problema generalizzato, che non riguarda solo il settore intellettuale, ma l’Italia intera e consiste in un’assenza di equilibrio e giusta distribuzione delle risorse economiche nei settori di rilievo sociale, tanto che Marchetti afferma: “Più il lavoro è socialmente importante, meno viene pagato. Basta vedere quanto sono pagate le maestre elementari”.
Natale, intervenuto su richiesta di Passerini, non è invece d’accordo col pensiero di Marchetti e sostiene che in primo luogo dovrebbero essere proprio gli editori a dover realizzare questa riorganizzazione economia in chiave più equa e che con questo buon esempio potranno poi essere un modello per l’Italia intera. Anche Natale riflette poi sulla “legge bavaglio” e afferma che una simile riforma va verso “sporche vendette nei confronti dell’ordine” e non di certo nella direzione di una correzione dei difetti dei giornalisti per aumentarne l’etica professionale. Egli quindi sottolinea che “l’opinione pubblica vuole buona informazione e non pensa che siamo dei guardoni che devastano le vite private”, e lo sostiene sul fatto che, se la legge dovesse passare, si potrà ricorrere non solo alla Cassazione o alla Commissione Europea dei Diritti Umani, ma anche far leva su quel 57% di italiani che sembrano mostrare ancora un qualche interesse politico così come hanno dimostrato votando per il referendum.
L’intervento di Telese pone invece l’attenzione a diverse questioni giornalistiche fortemente intrecciate tra loro. Innanzitutto ricorda che è necessario chiarire la differenza tra chi come giornalista delinque e chi invece cerca la verità e di trasmettere l’informazione, così come è importante sia fare in modo di evitare che i giornalisti siano costretti a seguire la stessa notizia per decenni e che non dimenticare di perseguire le indicazioni del buonsenso, che permette di accettare la diversità ideologica come una ricchezza d’opinione e confronto, piuttosto che leggerla solo come “il nemico”. Telese riflette quindi sulla libertà d’informazione secondo due filoni. Primo, analizza la libertà in internet, che riconosce essere sia democratico, perché permette a ognuno di dire la sua, sia “un bidone”, perché alla fine non esiste filtro per le informazioni e la maggior parte delle volte si tratta solo di un’unica fonte che sulla base della frequenza diviene autorevole pur essendo magari solo un’opinione sul tema. In secondo luogo, Telese sottolinea che la libertà non è una questione oggettiva, ma soggettiva, perché non tutti possono permettersi di rifiutare, soprattutto se giovani.
Su questa scia Tarquinio pone con forza l’accento sulla questione giovani e precariato e su come la grande stampa non se ne sia sostanzialmente occupata, pur essendo questa situazione quella di un “furto di futuro”, al punto che, forse, piuttosto che occuparsi di politica sarebbe meglio dedicarsi a tali temi. Questo tipo di riflessione mette in luce il cardine fondamentale della linea di pensiero di Avvenire: l’idea di costruire il giornale guardando alla sostanza della vita delle persone. Proprio per questo il giornale si concentra su realtà come la fame nel mondo, le inchieste sui morti per faide religiose, il rifiuto delle pubblicità malfatte, la scelta di non pubblicare intercettazioni per non cadere in problemi di violabilità, la verifica dei fatti, soprattutto in un’epoca in cui l’informazione è rimasticata (il 95% delle informazioni su internet sono infatti rimasticature dei giornali di cui non rimane nient’altro che l’osso, uno slogan).
In conclusione, si può dire che l’immagine del mondo del giornalismo è oggi un’immagine frammentata, spezzata tra legalità e illegalità, giochi di poteri e desideri di trasparenza, precariato e retribuzioni eccessive. Eppure si riscontra ancora un forte desiderio comune: quello di dar rilievo all’informazione di valore.

lunedì 3 ottobre 2011

"Il futuro del giornalismo. Etica e professione"



Il 6 ottobre, dalle ore 9.30 alle 13.30, si terrà nell'Aula Magna della Statale di Milano un convegno indetto dall'ordine dei giornalisti in cui si discuterà del tema 

"Il futuro del giornalismo. Etica e professione"

Questo è il programma:

  • h 9,30 - Introduzione Letizia Gonzales, Presidente Ordine dei giornalisti della Lombardia
  • Saluti del Rettore dell’Università Statale, Enrico Decleva 
  • h 9,45 - presentazione dell’indagine di Enrico Finzi (Astra Ricerche) 
  • h 10,00 - Tavola rotonda con Pier Gaetano Marchetti (Presidente Rcs Mediagroup), Roberto Napoletano (Direttore de Il Sole 24 Ore), Marco Tarquinio (Direttore di Avvenire), Luca Telese (giornalista de il Fatto quotidiano), Annamaria Testa (pubblicitaria, docente Università Bocconi di Milano), Massimo Tafi (Presidente Mediatyche agenzia di comunicazione). Moderatore Walter Passerini (vice direttore Master in giornalismo dell'Università statale di Milano). 
  • h 14,00 - Chiusura lavori
 Qui il link per iscriversi.

sabato 1 ottobre 2011

"7 km da Gerusalemme"


A 7 km da Gerusalemme ci si trova ad Emmaus, insieme ai discepoli incapaci di riconoscere Gesù risorto. Alessandro Forte a 7 km da Gerusalemme incontra Gesù e lo riconosce, quantomeno per il suo aspetto conforme all’iconografia classica. Alla domanda “Perché io?” inizia un percorso travagliato in cui il protagonista si affida a questa figura, forse solo frutto della sua fervida immaginazione. Realtà o finzione? Alessandro, prototipo dell’uomo contemporaneo che non accetta risposte banali, è cocciuto e dubita ma sembra non voler rinunciare a qualcosa in cui credere. Farinotti crea un personaggio e una storia che potrebbero rappresentare quella dell’Italia attuale: un uomo, che pur essendo brillante, entra in una crisi apparentemente irreversibile. Eppure l’autore infonde speranza e mostra che, ancora in Italia, è possibile scrivere un libro che tratta di tematiche non facili e millenarie con un linguaggio intelligente e ironico.

Pino Farinotti, Edizioni San Paolo, 2005, pp. 310, 12.50 €.

Direttamente da Battaglie sociali.