giovedì 15 settembre 2011

La mucca innamorata



La mucca innamorata mi guarda con quei suoi scuri occhi dolci spingendomi ad immaginare le sue epopee in sperdute malghe di montagna, alle prese con fiori e ruscelli. Accarezzo la copertina in cartone, consunta. Noto il contrassegno di una biblioteca sul dorso e nel frattempo mi chiedo quanti bambini possano aver toccato, sfogliato, osservato quelle pagine. Sollevo il libro per cimentarmi con le preziose avventure, ricche di storia infantile, ma nascosto sotto di esso trovo qualcosa di più interessante: un vecchio opuscolo rosa de Il Manifesto, Costituzione italiana. Istruzioni per l’uso. La mucca si ritrova senza obiezioni sul banchetto per i libri dei ragazzi e il libricino color fluo mi assorbe. Inizio a scorrere le pagine consunte ed a cercare un possibile riferimento temporale per datare quel reperto, non lo trovo e neppure i nomi dei saggisti aiutano. L’odore della carta però sì. Quello aiuta sempre, è un po’ come il metodo del carbonio 14 utilizzato in archeologia per dare un’età a tutte quelle ossa che ritrovano.
Comunque, in generale, l’odore aiuta. Si tende sempre a sottovalutare l’olfatto, anche in filosofia, e si parla sempre di vista, tutt’al più di udito o tatto. Ma l’olfatto lo dimenticano tutti, al di sotto persino del gusto, perché una buona mangiata è sempre una buona mangiata. Eppure dall’odore si comprendono molte più cose di quello che si crede. Per esempio se una persona si lava o meno è molto più chiaro con l’olfatto che con la vista, i vestiti possono anche essere puliti, la persona no. Lo stesso odore del sudore altrui dice molte cose: stress, caldo, emozione. E qualcuno una volta, molto seriamente, disse: “Se non sopporti più l’odore del tuo amante quando fai l’amore, allora vuol dire che non lo ami più”.
Noi siamo fatti e viviamo di odori: profumi, puzze, aromi. Il mondo che ci circonda è un turbinio di intense emozioni olfattive spesso sottovalutate o sepolte da un predominante inquinamento, ma la qualità di quello che annusiamo rispecchia la qualità dell’esistenza umana e la sua pienezza. Certo, saper riconoscere il profumo dei differenti fiori o apprezzare le particolarità delle spezie sono dettagli che forse non tutti si possono permettere, ma anche solo poter dire dopo ore in cucina: “Che profumo!” può dare una certa soddisfazione.
Forse su questa scia, contrastando con la realtà asettica dei palinsesti televisivi e del cinema, John Waters nel 1981 propose per il suo film Polyester un interessante complemento alla visione in sala del film: carte “scratch-and-sniff”, per cui in momenti segnalati durante la proiezione si doveva sfregare un preciso riquadro per poi annusarlo e completare anche con l’olfatto il lavoro di vista ed udito. Lo spettatore si trovava a che fare così con l’odore di fiori, pizza, colla, gas, erba e feci.
Imito lo “scratch-and-sniff”, sfrego l’opuscolo rosa e lo annuso attentamente: 1994? Chissà.

Direttamente da CTRL magazine (pp.40-41).

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