Enzo Dal Verme, 48, fotografo
Pensa ogni tanto a cosa vuol dire essere italiano e/o appartenere ad un Paese come l’Italia?
Quando
sono ostacolato da qualche stupidità burocratica. Probabilmente, dovrei
farlo anche ogni volta che apro il rubinetto ed esce acqua potabile.
Che cosa ritiene identifichi l’essere italiano, l’appartenere ad un Paese come l’Italia?
In un modo o nell’altro, si riconosce una profonda influenza della mentalità cattolica in tutti gli italiani.
Gli italiani hanno anche spesso una strana commistione di esterofilia e attaccamento alle proprie abitudini.
In Italia: “Eh, siamo in Italia! All’estero non succederebbe!”
All’estero: “Dov’è un ristorante italiano? (Accidenti, ma non sanno cuocere la pasta!)”
Ci sono aspetti del nostro Paese che La rendono orgoglioso di appartenervi?
Spero
di no. A mio avviso l’orgoglio va bene ed è utile quando siamo piccoli e
– per esempio – impariamo ad andare in bicicletta. Allora diciamo a
tutti “Guarda che bravo che sono!” perché abbiamo bisogno di fare notare
che siamo sempre più autonomi e indipendenti (separati) e la nostra
autostima si sviluppa. Ma da adulti… l’orgoglio diventa piuttosto un
ostacolo. La parola orgoglio mi ricorda altre parole: divisione, difesa,
competizione, arroganza… “Guarda che bravo che sono! Io sono meglio di
altri. Io ho più ragione degli altri, anzi gli altri hanno torto. Io so
come dovrebbero essere le cose…” E nascono gli scontri. Mi sembra che le
nazioni con più orgoglio nazionale siano anche le più aggressive. Se
c’è l’orgoglio, c’è anche l’orgoglio ferito. L’offesa e la vendetta. Non
sarebbe più interessante superare l’orgoglio? I bambini si fanno i
dispetti, gli adulti i dispetti e le guerre…
Se smorziamo un po’ la domanda e sostituiamo la parola “orgoglioso” con “felice”, la risposta è:
Mi
fa piacere essere nato in un paese nel quale, nonostante corruzione,
beghe politiche, favoritismi, mafia… molte strutture funzionano. E poi –
più banalmente - c’è molta arte (non sempre valorizzata), c’è una
natura stupenda (non sempre salvaguardata), c’è molta creatività (anche
in cucina). Tra i tanti luoghi comuni non del tutto infondati, gli
italiani sono associati ad un certo stile.
Quali aspetti dell’Italia La deludono o La fanno arrabbiare?
C’è
una mentalità mafiosa diffusa, al nord come al sud. “Prima vengono i
miei interessi e quelli della mia famiglia, poi quelli dei miei amici.
Quelli della comunità contano solo se mi riguardano direttamente”. Non
ragionano tutti così, però moltissimi sì e sembra normale. In Italia ciò
che è pubblico viene generalmente considerato di nessuno. In altri
paesi (per esempio la Francia dove abito per metà del mio tempo) ciò che
è pubblico è considerato di tutti e viene apprezzato e trattato con
rispetto. In Italia la televisione è raccapricciante ed instupidisce la
popolazione inondandola – tra l’altro – di programmi improntati sulla
competizione, l’individualismo portato all’eccesso, l’orgoglio, il
narcisismo…
Quando
sono in viaggio, mi rendo conto di come ci vedono gli altri. La nostra
identità è legata – tra l’altro - a Berlusconi (“Siete proprio stupidi
ad averlo continuato a votare”), alla spazzatura di Napoli, alla maniera
approssimativa di amministrare i nostri beni, alla mentalità non
proprio moderna... Un americano mi ha detto che Pompei è davvero
meravigliosa: lui ha potuto scegliere con calma un pezzo di mosaico,
staccarlo e portarlo a casa sua. Noi non sappiamo proteggerci
dall’inciviltà: la nostra e quella d’importazione. A proposito di
mentalità, una mia amica inglese ha comprato una casa in Puglia, mi ha
detto che i bar sono molto “pittoreschi”: sono frequentati solo da
uomini perché le donne sono a casa a stirare.
In che modo vengono considerati l’occupazione del fotografo e la realtà della fotografia nel nostro Paese?
Stanno
crescendo le realtà culturali che dedicano attenzione alla fotografia,
in generale mi sembra che ci sia un aumentato interesse. Un fotografo,
però, deve mettere in conto che l’Italia non è esattamente un paese
meritocratico.
Ha qualche pronostico in mente sul futuro dell’Italia?
No
Ha qualche consiglio da dare al nostro Paese e/o alle persone che lo compongono?
Nei
momenti tragici (terremoti, alluvioni….) sappiamo riconoscere che gli
interessi del singolo sono gli interessi della comunità. Sappiamo
collaborare e cercare i modi per sostenere chi ne ha più bisogno. Queste
grandi capacità potrebbero essere usate più spesso. Anche se non c’è un
disastro naturale in corso.
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