mercoledì 29 febbraio 2012

Finali alternativi



Dopo aver visto un film o una serie, aver letto un libro di storia od un romanzo, alle volte mi chiedo: se non fosse andata a finire così? Se, per esempio, Reth non avesse lasciato Rossella, oppure se Penelope avesse riconosciuto Odisseo al primo sguardo o se non ci fosse stata la “reconquista”, cosa sarebbe successo?
Mi lascio allora trascinare dalle suggestioni e se un’Europa dominata dalla cultura araba ancora ancora posso immaginarmela, un mondo senza “Domani è un altro giorno” è qualcosa che lo potrebbe privare di ogni senso. Del resto se Dorian Gray non avesse pugnalato il suo quadro, allora forse vivrebbe qui ancora fra noi e sarebbe una specie di Pete Doherty o Luke Perry. E se Goethe non avesse deciso per la morte di Werther molti suicidi ai suoi tempi si sarebbero risparmiati, insieme a molti lamenti. 

I finali da sempre condizionano il nostro modo di vedere le cose, creano degli schemi di riferimento, delle citazioni ineludibili e delle metafore del vivere da cui non si può prescindere. Definire l’uomo e il suo agire risulta essere infatti impossibile e da qui deriva la fallibilità e limitazione di ogni tentativo che voglia rinchiudere l’uomo in un sistema predefinito. L’unica cosa che possiamo fare è affidarci a quelli che Aristotele genericamente denominava “typos”, ovvero degli esempi di azioni che possono essere considerate come rappresentative dell’agire umano. Ogni personaggio e la sua storia è quindi esemplificativo di un mondo, una prospettiva, un modo di essere e traccia una linea guida che influenza il nostro modo di vedere le cose. 

Nell’antichità l’intreccio tra una concezione del mondo e la vita era evidente, per esempio, nei dialoghi di Platone, o nei miti e nelle leggende. Oggi sono fiction e soap operas ciò da cui maggiormente si attinge. Diversi autori hanno compreso il ruolo di questo intreccio e pertanto vi hanno giocato mostrando un ribaltamento del mondo, come per esempio ha fatto Dürrenmatt ne La morte della Pizia rispetto alla storia di Edipo oppure Groening, che nei Simpson in una puntata fa ritrovare da Bart e Lisa un finale alternativo di Casablanca

Queste rimanipolazioni da un lato mettono in luce il valore di una storia, con i suoi personaggi e la sua trama, ma dall’altro mostrano la labilità delle descrizioni umane e la loro versatilità. Ogni stile, ogni modello, ogni racconto non si impone di fronte a noi come uno spazio in cui dobbiamo incastrarci, ma come un luogo da cui trarre riferimenti, idee, mosse per affermare la nostra personale via e libertà. Abbiamo il compito di costruire le nostre storie e le nostre frasi d’impatto anche se non saremo mai né Starsky o Hutch, né Juliette o Justine: noi siamo liberi di crearci i nostri finali alternativi

Intanto possiamo continuare a giocare con le storie e abbandonarci a nuove suggestioni e chiederci, per esempio, cosa sarebbe successo se invece di Anna Karenina sotto un treno si fosse buttata Hannah Montana.

Direttamente da Luzer!.